Mamma Africa, Senegal
Le donne, con il loro sguardo malizioso e seducente, con i loro vestiti sgarcianti, con i cesti di banane sulla testa, e i loro bimbi legati sulla schiena.
La sabbia dappertutto.
La “teranga“, tutti son felici di invitarti a passare un giorno nella loro dimora, e anche a restare la notte.
I bimbi, sorridenti, curiosi, felici, dappertutto, liberi.
“On est ensamble“, la condivisione, il bimbo che sul bus compra da mangiare e offre a tutti un po’ del suo cibo.
Gli uccellini, coloratissimi.
Le case fatte di mattoni di terra, col tetto in metallo.
Le vacche, le capre, le galline, libere di andare dove vogliono, senza recinti.
I bubu.
La pace, invocata da tutti e messa in pratica sul serio.
La libertà di culto, quella vera.
Lalailala.
I Bay Fall.
I Thiebou dien, Thiebou yapp, Mafé, le Fataya, Yassa poulet, Yassa poisson, Succo Bissap.
Il pranzo e la cena, tutti insieme dalla stessa enorme scodella di metallo, per terra su un tappeto, ognuno col suo cucchiaio.
La preghiera annunciata a ogni ora, con i megafoni delle moschee.
Darum Salam.
Cristiani che partecipano a feste musulmane, musulmani che celebrano le feste cristiane, on est ensamble.
Il cafè toubà.
La musica ritmica col tam-tam sengalese.
I serpenti e le scimmie.
I taxi, le “voiture 7 places“.
La raccolta dell’immondizia che non si fa.
Gli enormi alberi di mango, alberi di banane, e di frutti sconosciuti, le palme.
Il fiume coi coccodrilli e il mare con gli squali.
I bracieri a carbone.
I Mandinga e la caccia agli spiriti maligni durante la notte.
Carnale, viscerale, vera, dura, allegra, meravigliosa, pericolosa, calda, colorata, seducente.
Mamma Africa.
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